giovedì 25 novembre 2010

ROMANZO CRIMINALE - LA SERIE: Dove eravamo rimasti

"Romanzo Criminale - La Serie", tratta dall'omonimo libro di Giancarlo De Cataldo, è stata una serie "evento", messa in onda sui canali di Sky Cinema, tra l'ottobre del 2008 ed il gennaio del 2009.
L'eccelsa qualità della produzione, la bravura degli interpreti, le accurate sceneggiature, fedeli all'originale letterario e, perchè no, l'effetto "traino" dell'ottimo film del 2005, diretto da Michele Placido, ha fatto si che la serie avesse un notevole successo, coniugando, caso fin troppo spesso raro, l'ottimo riscontro del pubblico con quello altrettanto benevole della critica che, in taluni casi, basti citare Andrea Scanzi di "La Stampa", non ha esitato a definirla "la migliore serie televisiva mai prodotta in Italia".
Con un tale successo alle spalle, non si poteva prescindere da una seconda stagione, anche perchè la prima ha raccontato solo una parte dell'epopea della Banda che ha insanguinato Roma dal finire degli anni 70, fino all'inizio degli anni 90.
Da oggi, "Romanzo Criminale - La Serie" entra a far parte della famiglia di "Lost in a Flashforward". Sarà mio l'onore di proporvi una personale, e spero dibattuta, analisi delle puntate della seconda stagione, attualmente in corso sul canale di Sky Cinema1, ogni giovedi sera.
Sono curioso di sapere in quanti tra voi lettori hanno seguito la prima stagione, e qual'è il vostro giudizio a riguardo.
Ma prima di procedere ed addentrarci negli episodi attualmente in onda, meglio fare un un tuffo nel passato (non letteralmente: Smokey, molla quella ruota, please!) e raccontare, a chi non ha avuto modo di vederlo, di CHI e di COSA parla questo... Romanzo Criminale.



Roma, fine degli anni '70.
Un fortuito incidente (la rapina di un'automobile contenente delle armi nel bagagliaio) fa incrociare le strade di Pietro Proietti, detto il Libanese, e Mario De Angelis, detto il Dandi, con quelle di Fabrizio Soleri, anche noto come il Freddo. I primi due fanno parte di una "batteria" (piccolo gruppetto criminale composto generalmente da 3-4 elementi) della Magliana, mentre il secondo è il riconosciuto leader di un'analoga crew del Testaccio. Tra il Libanese ed il Freddo il feeling è immediato e scatta subito l'idea di unire le forze per organizzare un colpo particolarmente remunerativo: il sequestro di un facoltoso nobiluomo romano col debole per le scommesse ippiche.
Il rapimento riesce e, nonostante alcune complicazioni che porteranno alla morte dell'ostaggio, la banda riesce a mettere le mani sul riscatto milionario richiesto. Cosa fare adesso?
Buona usanza della mala romana prevederebba la "stecca", ossia la suddivisione del malloppo in parti più o meno uguali tra i vari partecipanti all'azione che poi andrebbero ognuno per la loro strada fino alla prossima, incerta e comunque sporadica, collaborazione.
Ma il Libanese è un tipo ambizioso, e propone diversamente: perchè non mettersi in tasca solo una parte del riscatto ottenuto, e tenere invece il resto in una sorta di cassa comune da investire in altre attività illecite?
L'obiettivo è chiaro: fare soldi col traffico di droga, diventare sempre più potenti fino al punto di controllare ogni attività criminosa avvenga nella capitale per fare ciò che nessun altro malavitoso è mai riuscito a fare.
"Pijarse Roma".
Nasce così la più potente organizzazione criminale che abbia mai operato nella Capitale, quella che assurgerà all'onore delle cronache come "la Banda della Magliana".

"Tutti uguali, tutti gli stessi diritti" dirà il Libanese per sconfessare l'idea di un sistema piramidale come invece avviene in Sicilia con Cosa Nostra, o in Campania, a quei tempi feudo incontrastato della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Ma ben presto la sua leadership emergerà.
Sarà lui infatti il principale portavoce della Banda nelle contrattazioni con camorristi e mafiosi vari, lui il "condottiero" spietato che guiderà le repressioni armate contro coloro che non si sottometteranno alle nuove regole imposte dalla Banda. A muovere il Libanese è soprattutto lo spirito di rivalsa: il padre ha abbandonato la famiglia anni addietro, la madre si sobbarca umili lavori per sbarcare il lunario. Al Libanese la vita del delinquente da strada sta stretta, ed il suo carattere, poco incline a prostrarsi verso l'autorità (legale e non) lo mette più volte nei guai. Prima di lui, Roma non aveva un padrone, ma nell'ambiente malavitoso il nome più temuto era comunque quello del Terribile, il principale "padrone" dello spaccio, quello coi "contatti" giusti per far arrivare la "roba" alle soglie della capitale.
Le strade del Libanese e del Terribile si erano già incrociate in passato, quando per vendicarsi di un furto di un auto, il Terribile sfregiò un braccio del Libanese con un coltello e fece violentare la sua ragazza di allora dai suoi sicari, i fratelli Gemito.
Fatto fuori il Terribile, il Libanese diventò nell'immaginario collettivo della mala (e non solo), il nuovo padrone di Roma anzi... il Re di Roma.
Diversa la storia del Freddo. Anche lui con i suoi problemi familiari (un padre che tradisce la moglie e viene scoperto dal giovane Freddo). anche lui avviatosi alla vita di strada perchè guadagnare soldi con furti e rapine era più facile, e remunerativo, che trovarsi un lavoro onesto. Anche lui spietato esecutore contro coloro che si mettono contro la Banda. Ma il Freddo è un delinquente più idealistico: meno interessato al potere del Libanese, odia l'idea di compromettere la "purezza" della Banda tramite accordi con la mafia, i servizi segreti o chicchesia. Per il Freddo, nel momento in cui devi agli altri qualcosa, fosse anche solo un "favore", hai perso la tua libertà. E' quello al quale pare pesare, più di tutti, la vita criminale. Non a caso si innamora di Roberta, una brava ragazza totalmente estranea al suo mondo al quale inizialmente mentirà per nascondergli le sue vere attività.
Il terzo elemento di spicco della banda è il Dandi.
Il Dandi inizialmente non è un malavitoso con un'ambizione sfrenata come il Libanese, tanto meno un assassino anticonformista con sprazzi di cuore tenero come il Freddo.
Il Dandi è un gagliardo giovanotto, spregiudicato ed amorale quanto basta per essere un delinquente, al quale piacciono i soldi, il lusso e le donne. O meglio: al quale piace avere i soldi per comprare le altre due cose, beni di lusso e donne.
Il Dandi si innamora di Patrizia, all'anagrafe Cinzia Vallesi, una prostituta dell'Esquilino.
Si innamora come uno come lui può innamorarsi: di un amore possessivo e limitante, elevando la giovane da prostituta a maitresse di un bordello di lusso ma facendola rimanere prostituna nell'animo con il continuo, incessante, comprarla.
Di Patrizia è innamorato anche il commissario Nicola Scialoja.
Idealista, poco avvezzo alle logiche del Palazzo ed i giochi di potere, Scialoja entra prepontemente nella nostra storia in quanto sarà il principale antagonista della Banda, capace di decrittarne l'organigramma e le manovre quando negli altri uffici della Polizia si levavano grasse risate all'idea che le miserevoli bande dei vari quartieri romani si fossero conglomerate in un sistema di malavita organizzata sull'esempio della mafia e della camorra.

L'ascesa della banda è rapida e veloce. In tempi in cui, l'emblema del criminale romano era ancora quello del Rugantino, "svelto co'le parole e cor cortello", quelli della Magliana si fanno largo e mettono a zittire le voci contrastanti a colpi di mitra. Ma si sa che il troppo storpia.
Per avere il controllo del traffico di droga nella Capitale, la Banda deve stringere alleanze sia con la camorra, che con la mafia.
Anche i servizi segreti deviati si interessano alle gesta della Banda, comprandone talvolta determinati servigi in cambio di una occulta protezione. Questo doppio filo con la parte più "oscura" dello Stato farà si che la Banda reciterà, seppur con un ruolo da comprimario, una parte in alcuni importanti avvenimenti italiani come il sequestro Moro o la strage alla stazione di Bologna.
Denaro pioverà a fiumi su quelli che una volta erano i componenti delle batterie della Magliana e Testaccio. Fiumi di denaro, sperperato in fiumi di coca, alcol, gioco, belle auto, e lusso più sfrenato.
Vizi che richiedono sempre più denaro di quanto ne hai in tasca. La coesione della banda comincia così a sgretolarsi, quando è all'apice del successo.
Il Freddo, il più intollerante ai vari patti ed alleanze con forze esterne, deciderà di lasciare la Banda, per rifarsi una vita in Brasile con Roberta.
Il Dandi, fomentato da varie influenze, esterne ed interne alla banda, comincia a coltivare ambizioni da leader, ma il ruolo è saldamente coperto dal Libanese.
Il Libanese, infine, è ormai preda di paranoie e di un'acuta megalomania.
Una notte, dopo una partita a poker persa, si rifiuta di pagare ed umilia pubblicamente Maurizio Gemito (l'ex-sicario del Terribile, da lui stesso in precedenza tradito e "venduto" alla Banda), convinto che uno come lui, il Re di Roma, sia ormai un intoccabile.
Quella notte stessa, il Libanese viene ucciso a colpi di pistola sotto l'abitazione della madre.
Si dice che quando un Re cade, la terra trema. (Bella frase vero? L'ho fregata alla tagline di Sky)
Quella sera, intorno al corpo del Libanese, circondato da poliziotti ed agenti della Scientifica, la banda si riunisce. Vedere il corpo esanime del loro amico, del loro capo, fa desistere il Freddo dai propositi di andar via, distoglie il Dandi dai suoi pensieri di mettersi in autonomia, riavvicina più parti che si andavano, lentamente ma inesorabilmente, allontanando.
La Banda è di nuovo unita ed ha un nuovo scopo. La vendetta.

P.S.
OK, non è stato esattamente un "Tutto LOST in 8 minuti e 15 secondi", ma un incipit che descrivesse quanto successo nella prima stagione, prima di cominciare con le recensioni degli episodi della seconda serie, mi sembrava doveroso!
Stay tuned!

Nessun commento:

Posta un commento