Un flashback ci riporta a 15-20 anni prima degli eventi narrati.
Un giovane Libanese, accompagnato da un altrettanto giovane, e paciosissimo, Dandi, salva il coetaneo Bufalo dalle angherie di un bullo più grande.
E' la nascita di un'amicizia, nonchè le fondamenta di quella che poi diventerà la Banda.
Ma è anche un'inesattezza storica: il Bufano è ispirato alla figura di Marcello Colafigli, detto "Marcellone" che effettivamente apparteneva, sin dalle origini, alla batteria della Magliana mentre il Libanese ed il Dandi prendono spunto dalle personalità di Franco "Er Negro" Giuseppucci e Enrico De Pedis, originari, anche "professionalmente", della zona di Trastevere.
Intendiamoci: la serie, così come il romanzo, non tenta affatto di rappresentare la Storia della Banda della Magliana, tutt'altro. Sarebbe anche scorretto definirla come una versione romanzata delle vicende stesse, al più è giusto dire che si tratta di un racconto "ispirato" a quei fatti di cronaca. Ad ogni modo, qualche cenno storico non fa mai male, no? ;)
Ma torniamo al presente: il Libanese è stato ucciso, il Re di Roma è caduto.
Scialoja non perde tempo e fa immediatamente convocare in Commissiarato i vari membri dell'organizzazione criminale, per indagare sull'omicidio appena avvenuto e grazie alle discordanti versioni di alcuni degli elementi riesce parzialmente a ricomporre quanto avvenuto la sera in cui il Libanese è stato assassinato.
La maniera in cui Scialoja ricompone il mosaico dell'ultima serata del Libanese mi ha mostrato subito un Commissario diverso da quello che avevamo visto nella prima stagione di questa serie. Il Commissario sin troppo idealista ed impulsivo è stato soppiantato da un funzionario ben più capace, oserei dire quasi malizioso, abile a manovrare psicologicamente, durante i colloqui, gli anelli più deboli della Banda per ricostruire la verità partendo da frammenti parziali di essa.
Vi anticipo che questa evoluzione di Scialoja risulterà ancor più marcata in seguito, ma nel frattempo vi chiedo, avete notato anche voi questa differenza, nel corso della prima puntata?
E come la giudicate?
Quella sera, lo stesso Libano era stato impegnato in una partita di poker con altri tre compari, per l'esattezza il Ricotta, Ruggero Buffoni e Maurizio Gemito.
Proprio nei confronti del Gemito, il Libanese si era trovato con parecchi milioni di debito ma si era poi rifiutato di pagare quanto perso, umiliando pubblicamente l'ex-guardaspalle del Terribile, rinfacciandogli quanto codardo fosse stato a tradire il suo antico capo per diventare il suo "cane da guardia".
Maurizio Gemito ha quindi un movente, ed un alibi piuttosto incerto: per Scialoja diventa il principale indagato, così come lo diventa per la Banda, piuttosto decisa a farsi giustizia a modo proprio.
Ma è la Polizia ad arrivare per prima sul Gemito, scatenando la rabbia del Bufalo.
Tra i vari componenti della Banda, il Bufalo è quello che pare aver preso peggio la dipartita del Libanese: sconvolto dalla perdita di chi per lui era quasi una guida spirituale, il Bufalo comincia a diventare un cane sciolto, più di quanto lo fosse mai stato; un uomo colmo di rabbia, con un'unica ragione di vita: onorare la memoria del Libanese, vendicandolo.
Le sue reazioni esagerate si notano quando, in pieno giorno e con tantissimi testimoni presenti, va a piantare quattro pallottole nel corpo del Beato Porco, un criminale di mezza tacca nonchè un ubriacone millantatore che andava in giro vantandosi di essere colui che "aveva steso" il Libanese.
Frottole al quale nessuno aveva creduto ma di fronte allo sgomento dei suoi compari, il Bufalo sviscera il suo malumore dicendo che voleva mandare un segnale alla gente di strada: la memoria del Libanese non andava "profanata" con menzogne simili.
Ma il Bufalo non è l'unico ad avere problemi causati dalla morte del boss della Banda.
Anche il Dandi ed il Freddo ne hanno. I due erano tra i più vicini al Libanese, il primo legato da un'amicizia di lunga data, risalente all'infanzia; il secondo, unito al Libanese da un forte rispetto reciproco e da una certa unità di vedute.
Sono loro ad esser visti come "guide" dal resto della Banda adesso, ma il Freddo ed il Dandi sono due carattere diversi, ben poco legati tra loro, e le tensioni non tardano a salire.
Accade infatti che Nembo Kid, il collegamento romano tra la Banda e la mafia, ricorda al Freddo che, nonostante quanto successo, gli affari devono andare avanti e Zio Carlo, il rappresentante della mafia nella capitale, ispirato alla figura di Pippo Calò, ha bisogno di conferire con loro.
Il Freddo però rifiuta, ribandendo a Nembo Kid che l'unica priorità che la banda ha, in quel momento, è metter le mani su chi ha ucciso il Libanese.
Nembo Kid prende la risposta del Freddo come un reclamare la leadership della Banda, e va ad avvertire di ciò il Dandi.
Tra i due c'è il primo confronto: il Freddo nega di voler diventare il nuovo "capo" della Banda e Dandi pare credergli, raccontandogli peraltro che i fratelli Buffoni gli avevano proposto, prima che il Libanese venisse ucciso, di essere lui stesso a farlo fuori e prenderne il posto, visto che il Libanese ormai soffriva di manie di onnipotenza e trattava gli altri come schiavi.
Ciò fa nascere nuovi tarli: fino ad allora, avevano cercato il colpevole dell'omicidio all'esterno della Banda, ma se l'assassino fosse invece uno della Banda stessa?
Nonostante i dubbi, a seguito dell'ennesima, scellerata, azione del Bufalo che, nella volontà di voler dare al Libanese il funerale che meritava, un "funerale da Re" (a dispetto della volontà della madre che, da sempre contraria alla condotta di vita scelta dal figlio, decide per una cerimonia modesta e riservata), ne trafuga la bara; la Banda si ricompatta al ritrovo abituale, decidendo di dare il "loro" ultimo saluto al Libanese, in una sorta di cerimonia privata.
All'indomani, durante il funerale ufficiale, una terza fazione ricompare in scena, anch'essa interessata all'evolvere della situazione creata dall'attuale vuoto di potere presente all'interno della Banda.
Sono gli uomini dei Servizi Segreti (deviati?), nella fattispecie gli agenti Zeta e Pigreco, fedeli esecutori degli ordini del Vecchio.
Questi si presentano al Freddo con un "dono": l'esito dell'esame del guanto di paraffina fatto ai fratelli Remo e Maurizio Gemito.
Il risultato pare attestare la colpevolezza dei due: quella sera hanno sparato, quindi sono stati loro ad uccidere il Libanese.
I due agenti spiegano al Freddo che Scialoja avrebbe ottenuto il medesimo referto, dalla Scientifica, solo dopo qualche giorno, quanto sarebbe bastato per consentire la momentanea scarcerazione dei Gemito che, fuori dal carcere, sarebbero diventati... vulnerabili.
Sia Scialoja che gli stessi Gemito sanno che il rilascio è praticamente la loro condanna a morte, ed i due non tardano a farsi "uccelli di bosco", ma vengono ben presto intercettati in una sala di scommesse ippiche al Quarticciolo, dove stavano tentando di trovare chi li coprisse, e fornisse loro qualche arma, per organizzare la latitanza.
Il Freddo, accompagnato da Ruggero Buffoni, riesce a raggiungere Remo Gemito per poi ucciderlo a pugnalate, compiendo il primo atto della loro vendetta.
Al ritorno a casa però, un'amara sorpresa lo attende: la sua fidanzata Roberta se ne è andata, conscia che finchè non avrà adempiuto al proposito vendicativo che si è imposto, il Freddo non lascerà Roma, la Banda e quella vita.
Il Freddo adesso è solo.
Veloci considerazioni: non mi dilungherò a dire come, e quanto, la serie sia, fortunatamente, sugli alti standard qualitativi (a livello di recitazione, produzione, regia, montaggio, scenografia, etc..) che hanno contraddistinto la prima stagione perchè mi seccherebbe ripeterlo ogni episodio :) tuttavia dopo aver visto la prima puntata, vi confesso di aver tirato un sospiro di sollievo: se eccellere è difficile, ripetersi lo è ancora di più.
Fortunatamente, "Romanzo Criminale", adempie a questo compito.
Per ora il plot principale pare privilegiare il punto di vista investigativo, la domanda che porta avanti la vicenda è "chi ha ucciso il Libanese?". Sembra che la serie abbia già fornito la risposta ma, fino a quando la vendetta non sarà considerata un "capitolo chiuso", non potremo considerare esaurita la vicenda.
Difficile comunque non immaginare che ben presto l'attenzione verrà focalizzata sul crescente dualismo Dandi/Freddo. A tal proposito vi chiedo: voi per chi parteggiate? Chi è il vostro preferito?
E per utilizzare una terminologia molto cara a questo sito: voi appartenete al team-Freddo o al team-Dandi ? :)
martedì 30 novembre 2010
giovedì 25 novembre 2010
ROMANZO CRIMINALE - LA SERIE: Dove eravamo rimasti
"Romanzo Criminale - La Serie", tratta dall'omonimo libro di Giancarlo De Cataldo, è stata una serie "evento", messa in onda sui canali di Sky Cinema, tra l'ottobre del 2008 ed il gennaio del 2009.
L'eccelsa qualità della produzione, la bravura degli interpreti, le accurate sceneggiature, fedeli all'originale letterario e, perchè no, l'effetto "traino" dell'ottimo film del 2005, diretto da Michele Placido, ha fatto si che la serie avesse un notevole successo, coniugando, caso fin troppo spesso raro, l'ottimo riscontro del pubblico con quello altrettanto benevole della critica che, in taluni casi, basti citare Andrea Scanzi di "La Stampa", non ha esitato a definirla "la migliore serie televisiva mai prodotta in Italia".
Con un tale successo alle spalle, non si poteva prescindere da una seconda stagione, anche perchè la prima ha raccontato solo una parte dell'epopea della Banda che ha insanguinato Roma dal finire degli anni 70, fino all'inizio degli anni 90.
Da oggi, "Romanzo Criminale - La Serie" entra a far parte della famiglia di "Lost in a Flashforward". Sarà mio l'onore di proporvi una personale, e spero dibattuta, analisi delle puntate della seconda stagione, attualmente in corso sul canale di Sky Cinema1, ogni giovedi sera.
Sono curioso di sapere in quanti tra voi lettori hanno seguito la prima stagione, e qual'è il vostro giudizio a riguardo.
Ma prima di procedere ed addentrarci negli episodi attualmente in onda, meglio fare un un tuffo nel passato (non letteralmente: Smokey, molla quella ruota, please!) e raccontare, a chi non ha avuto modo di vederlo, di CHI e di COSA parla questo... Romanzo Criminale.
Roma, fine degli anni '70.
Un fortuito incidente (la rapina di un'automobile contenente delle armi nel bagagliaio) fa incrociare le strade di Pietro Proietti, detto il Libanese, e Mario De Angelis, detto il Dandi, con quelle di Fabrizio Soleri, anche noto come il Freddo. I primi due fanno parte di una "batteria" (piccolo gruppetto criminale composto generalmente da 3-4 elementi) della Magliana, mentre il secondo è il riconosciuto leader di un'analoga crew del Testaccio. Tra il Libanese ed il Freddo il feeling è immediato e scatta subito l'idea di unire le forze per organizzare un colpo particolarmente remunerativo: il sequestro di un facoltoso nobiluomo romano col debole per le scommesse ippiche.
Il rapimento riesce e, nonostante alcune complicazioni che porteranno alla morte dell'ostaggio, la banda riesce a mettere le mani sul riscatto milionario richiesto. Cosa fare adesso?
Buona usanza della mala romana prevederebba la "stecca", ossia la suddivisione del malloppo in parti più o meno uguali tra i vari partecipanti all'azione che poi andrebbero ognuno per la loro strada fino alla prossima, incerta e comunque sporadica, collaborazione.
Ma il Libanese è un tipo ambizioso, e propone diversamente: perchè non mettersi in tasca solo una parte del riscatto ottenuto, e tenere invece il resto in una sorta di cassa comune da investire in altre attività illecite?
L'obiettivo è chiaro: fare soldi col traffico di droga, diventare sempre più potenti fino al punto di controllare ogni attività criminosa avvenga nella capitale per fare ciò che nessun altro malavitoso è mai riuscito a fare.
"Pijarse Roma".
Nasce così la più potente organizzazione criminale che abbia mai operato nella Capitale, quella che assurgerà all'onore delle cronache come "la Banda della Magliana".
"Tutti uguali, tutti gli stessi diritti" dirà il Libanese per sconfessare l'idea di un sistema piramidale come invece avviene in Sicilia con Cosa Nostra, o in Campania, a quei tempi feudo incontrastato della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Ma ben presto la sua leadership emergerà.
Sarà lui infatti il principale portavoce della Banda nelle contrattazioni con camorristi e mafiosi vari, lui il "condottiero" spietato che guiderà le repressioni armate contro coloro che non si sottometteranno alle nuove regole imposte dalla Banda. A muovere il Libanese è soprattutto lo spirito di rivalsa: il padre ha abbandonato la famiglia anni addietro, la madre si sobbarca umili lavori per sbarcare il lunario. Al Libanese la vita del delinquente da strada sta stretta, ed il suo carattere, poco incline a prostrarsi verso l'autorità (legale e non) lo mette più volte nei guai. Prima di lui, Roma non aveva un padrone, ma nell'ambiente malavitoso il nome più temuto era comunque quello del Terribile, il principale "padrone" dello spaccio, quello coi "contatti" giusti per far arrivare la "roba" alle soglie della capitale.
Le strade del Libanese e del Terribile si erano già incrociate in passato, quando per vendicarsi di un furto di un auto, il Terribile sfregiò un braccio del Libanese con un coltello e fece violentare la sua ragazza di allora dai suoi sicari, i fratelli Gemito.
Fatto fuori il Terribile, il Libanese diventò nell'immaginario collettivo della mala (e non solo), il nuovo padrone di Roma anzi... il Re di Roma.
Diversa la storia del Freddo. Anche lui con i suoi problemi familiari (un padre che tradisce la moglie e viene scoperto dal giovane Freddo). anche lui avviatosi alla vita di strada perchè guadagnare soldi con furti e rapine era più facile, e remunerativo, che trovarsi un lavoro onesto. Anche lui spietato esecutore contro coloro che si mettono contro la Banda. Ma il Freddo è un delinquente più idealistico: meno interessato al potere del Libanese, odia l'idea di compromettere la "purezza" della Banda tramite accordi con la mafia, i servizi segreti o chicchesia. Per il Freddo, nel momento in cui devi agli altri qualcosa, fosse anche solo un "favore", hai perso la tua libertà. E' quello al quale pare pesare, più di tutti, la vita criminale. Non a caso si innamora di Roberta, una brava ragazza totalmente estranea al suo mondo al quale inizialmente mentirà per nascondergli le sue vere attività.
Il terzo elemento di spicco della banda è il Dandi.
Il Dandi inizialmente non è un malavitoso con un'ambizione sfrenata come il Libanese, tanto meno un assassino anticonformista con sprazzi di cuore tenero come il Freddo.
Il Dandi è un gagliardo giovanotto, spregiudicato ed amorale quanto basta per essere un delinquente, al quale piacciono i soldi, il lusso e le donne. O meglio: al quale piace avere i soldi per comprare le altre due cose, beni di lusso e donne.
Il Dandi si innamora di Patrizia, all'anagrafe Cinzia Vallesi, una prostituta dell'Esquilino.
Si innamora come uno come lui può innamorarsi: di un amore possessivo e limitante, elevando la giovane da prostituta a maitresse di un bordello di lusso ma facendola rimanere prostituna nell'animo con il continuo, incessante, comprarla.
Di Patrizia è innamorato anche il commissario Nicola Scialoja.
Idealista, poco avvezzo alle logiche del Palazzo ed i giochi di potere, Scialoja entra prepontemente nella nostra storia in quanto sarà il principale antagonista della Banda, capace di decrittarne l'organigramma e le manovre quando negli altri uffici della Polizia si levavano grasse risate all'idea che le miserevoli bande dei vari quartieri romani si fossero conglomerate in un sistema di malavita organizzata sull'esempio della mafia e della camorra.
L'ascesa della banda è rapida e veloce. In tempi in cui, l'emblema del criminale romano era ancora quello del Rugantino, "svelto co'le parole e cor cortello", quelli della Magliana si fanno largo e mettono a zittire le voci contrastanti a colpi di mitra. Ma si sa che il troppo storpia.
Per avere il controllo del traffico di droga nella Capitale, la Banda deve stringere alleanze sia con la camorra, che con la mafia.
Anche i servizi segreti deviati si interessano alle gesta della Banda, comprandone talvolta determinati servigi in cambio di una occulta protezione. Questo doppio filo con la parte più "oscura" dello Stato farà si che la Banda reciterà, seppur con un ruolo da comprimario, una parte in alcuni importanti avvenimenti italiani come il sequestro Moro o la strage alla stazione di Bologna.
Denaro pioverà a fiumi su quelli che una volta erano i componenti delle batterie della Magliana e Testaccio. Fiumi di denaro, sperperato in fiumi di coca, alcol, gioco, belle auto, e lusso più sfrenato.
Vizi che richiedono sempre più denaro di quanto ne hai in tasca. La coesione della banda comincia così a sgretolarsi, quando è all'apice del successo.
Il Freddo, il più intollerante ai vari patti ed alleanze con forze esterne, deciderà di lasciare la Banda, per rifarsi una vita in Brasile con Roberta.
Il Dandi, fomentato da varie influenze, esterne ed interne alla banda, comincia a coltivare ambizioni da leader, ma il ruolo è saldamente coperto dal Libanese.
Il Libanese, infine, è ormai preda di paranoie e di un'acuta megalomania.
Una notte, dopo una partita a poker persa, si rifiuta di pagare ed umilia pubblicamente Maurizio Gemito (l'ex-sicario del Terribile, da lui stesso in precedenza tradito e "venduto" alla Banda), convinto che uno come lui, il Re di Roma, sia ormai un intoccabile.
Quella notte stessa, il Libanese viene ucciso a colpi di pistola sotto l'abitazione della madre.
Si dice che quando un Re cade, la terra trema. (Bella frase vero? L'ho fregata alla tagline di Sky)
Quella sera, intorno al corpo del Libanese, circondato da poliziotti ed agenti della Scientifica, la banda si riunisce. Vedere il corpo esanime del loro amico, del loro capo, fa desistere il Freddo dai propositi di andar via, distoglie il Dandi dai suoi pensieri di mettersi in autonomia, riavvicina più parti che si andavano, lentamente ma inesorabilmente, allontanando.
La Banda è di nuovo unita ed ha un nuovo scopo. La vendetta.
P.S.
OK, non è stato esattamente un "Tutto LOST in 8 minuti e 15 secondi", ma un incipit che descrivesse quanto successo nella prima stagione, prima di cominciare con le recensioni degli episodi della seconda serie, mi sembrava doveroso!
Stay tuned!
L'eccelsa qualità della produzione, la bravura degli interpreti, le accurate sceneggiature, fedeli all'originale letterario e, perchè no, l'effetto "traino" dell'ottimo film del 2005, diretto da Michele Placido, ha fatto si che la serie avesse un notevole successo, coniugando, caso fin troppo spesso raro, l'ottimo riscontro del pubblico con quello altrettanto benevole della critica che, in taluni casi, basti citare Andrea Scanzi di "La Stampa", non ha esitato a definirla "la migliore serie televisiva mai prodotta in Italia".
Con un tale successo alle spalle, non si poteva prescindere da una seconda stagione, anche perchè la prima ha raccontato solo una parte dell'epopea della Banda che ha insanguinato Roma dal finire degli anni 70, fino all'inizio degli anni 90.
Da oggi, "Romanzo Criminale - La Serie" entra a far parte della famiglia di "Lost in a Flashforward". Sarà mio l'onore di proporvi una personale, e spero dibattuta, analisi delle puntate della seconda stagione, attualmente in corso sul canale di Sky Cinema1, ogni giovedi sera.
Sono curioso di sapere in quanti tra voi lettori hanno seguito la prima stagione, e qual'è il vostro giudizio a riguardo.
Ma prima di procedere ed addentrarci negli episodi attualmente in onda, meglio fare un un tuffo nel passato (non letteralmente: Smokey, molla quella ruota, please!) e raccontare, a chi non ha avuto modo di vederlo, di CHI e di COSA parla questo... Romanzo Criminale.
Roma, fine degli anni '70.
Un fortuito incidente (la rapina di un'automobile contenente delle armi nel bagagliaio) fa incrociare le strade di Pietro Proietti, detto il Libanese, e Mario De Angelis, detto il Dandi, con quelle di Fabrizio Soleri, anche noto come il Freddo. I primi due fanno parte di una "batteria" (piccolo gruppetto criminale composto generalmente da 3-4 elementi) della Magliana, mentre il secondo è il riconosciuto leader di un'analoga crew del Testaccio. Tra il Libanese ed il Freddo il feeling è immediato e scatta subito l'idea di unire le forze per organizzare un colpo particolarmente remunerativo: il sequestro di un facoltoso nobiluomo romano col debole per le scommesse ippiche.
Il rapimento riesce e, nonostante alcune complicazioni che porteranno alla morte dell'ostaggio, la banda riesce a mettere le mani sul riscatto milionario richiesto. Cosa fare adesso?
Buona usanza della mala romana prevederebba la "stecca", ossia la suddivisione del malloppo in parti più o meno uguali tra i vari partecipanti all'azione che poi andrebbero ognuno per la loro strada fino alla prossima, incerta e comunque sporadica, collaborazione.
Ma il Libanese è un tipo ambizioso, e propone diversamente: perchè non mettersi in tasca solo una parte del riscatto ottenuto, e tenere invece il resto in una sorta di cassa comune da investire in altre attività illecite?
L'obiettivo è chiaro: fare soldi col traffico di droga, diventare sempre più potenti fino al punto di controllare ogni attività criminosa avvenga nella capitale per fare ciò che nessun altro malavitoso è mai riuscito a fare.
"Pijarse Roma".
Nasce così la più potente organizzazione criminale che abbia mai operato nella Capitale, quella che assurgerà all'onore delle cronache come "la Banda della Magliana".
"Tutti uguali, tutti gli stessi diritti" dirà il Libanese per sconfessare l'idea di un sistema piramidale come invece avviene in Sicilia con Cosa Nostra, o in Campania, a quei tempi feudo incontrastato della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Ma ben presto la sua leadership emergerà.
Sarà lui infatti il principale portavoce della Banda nelle contrattazioni con camorristi e mafiosi vari, lui il "condottiero" spietato che guiderà le repressioni armate contro coloro che non si sottometteranno alle nuove regole imposte dalla Banda. A muovere il Libanese è soprattutto lo spirito di rivalsa: il padre ha abbandonato la famiglia anni addietro, la madre si sobbarca umili lavori per sbarcare il lunario. Al Libanese la vita del delinquente da strada sta stretta, ed il suo carattere, poco incline a prostrarsi verso l'autorità (legale e non) lo mette più volte nei guai. Prima di lui, Roma non aveva un padrone, ma nell'ambiente malavitoso il nome più temuto era comunque quello del Terribile, il principale "padrone" dello spaccio, quello coi "contatti" giusti per far arrivare la "roba" alle soglie della capitale.
Le strade del Libanese e del Terribile si erano già incrociate in passato, quando per vendicarsi di un furto di un auto, il Terribile sfregiò un braccio del Libanese con un coltello e fece violentare la sua ragazza di allora dai suoi sicari, i fratelli Gemito.
Fatto fuori il Terribile, il Libanese diventò nell'immaginario collettivo della mala (e non solo), il nuovo padrone di Roma anzi... il Re di Roma.
Diversa la storia del Freddo. Anche lui con i suoi problemi familiari (un padre che tradisce la moglie e viene scoperto dal giovane Freddo). anche lui avviatosi alla vita di strada perchè guadagnare soldi con furti e rapine era più facile, e remunerativo, che trovarsi un lavoro onesto. Anche lui spietato esecutore contro coloro che si mettono contro la Banda. Ma il Freddo è un delinquente più idealistico: meno interessato al potere del Libanese, odia l'idea di compromettere la "purezza" della Banda tramite accordi con la mafia, i servizi segreti o chicchesia. Per il Freddo, nel momento in cui devi agli altri qualcosa, fosse anche solo un "favore", hai perso la tua libertà. E' quello al quale pare pesare, più di tutti, la vita criminale. Non a caso si innamora di Roberta, una brava ragazza totalmente estranea al suo mondo al quale inizialmente mentirà per nascondergli le sue vere attività.
Il terzo elemento di spicco della banda è il Dandi.
Il Dandi inizialmente non è un malavitoso con un'ambizione sfrenata come il Libanese, tanto meno un assassino anticonformista con sprazzi di cuore tenero come il Freddo.
Il Dandi è un gagliardo giovanotto, spregiudicato ed amorale quanto basta per essere un delinquente, al quale piacciono i soldi, il lusso e le donne. O meglio: al quale piace avere i soldi per comprare le altre due cose, beni di lusso e donne.
Il Dandi si innamora di Patrizia, all'anagrafe Cinzia Vallesi, una prostituta dell'Esquilino.
Si innamora come uno come lui può innamorarsi: di un amore possessivo e limitante, elevando la giovane da prostituta a maitresse di un bordello di lusso ma facendola rimanere prostituna nell'animo con il continuo, incessante, comprarla.
Di Patrizia è innamorato anche il commissario Nicola Scialoja.
Idealista, poco avvezzo alle logiche del Palazzo ed i giochi di potere, Scialoja entra prepontemente nella nostra storia in quanto sarà il principale antagonista della Banda, capace di decrittarne l'organigramma e le manovre quando negli altri uffici della Polizia si levavano grasse risate all'idea che le miserevoli bande dei vari quartieri romani si fossero conglomerate in un sistema di malavita organizzata sull'esempio della mafia e della camorra.
L'ascesa della banda è rapida e veloce. In tempi in cui, l'emblema del criminale romano era ancora quello del Rugantino, "svelto co'le parole e cor cortello", quelli della Magliana si fanno largo e mettono a zittire le voci contrastanti a colpi di mitra. Ma si sa che il troppo storpia.
Per avere il controllo del traffico di droga nella Capitale, la Banda deve stringere alleanze sia con la camorra, che con la mafia.
Anche i servizi segreti deviati si interessano alle gesta della Banda, comprandone talvolta determinati servigi in cambio di una occulta protezione. Questo doppio filo con la parte più "oscura" dello Stato farà si che la Banda reciterà, seppur con un ruolo da comprimario, una parte in alcuni importanti avvenimenti italiani come il sequestro Moro o la strage alla stazione di Bologna.
Denaro pioverà a fiumi su quelli che una volta erano i componenti delle batterie della Magliana e Testaccio. Fiumi di denaro, sperperato in fiumi di coca, alcol, gioco, belle auto, e lusso più sfrenato.
Vizi che richiedono sempre più denaro di quanto ne hai in tasca. La coesione della banda comincia così a sgretolarsi, quando è all'apice del successo.
Il Freddo, il più intollerante ai vari patti ed alleanze con forze esterne, deciderà di lasciare la Banda, per rifarsi una vita in Brasile con Roberta.
Il Dandi, fomentato da varie influenze, esterne ed interne alla banda, comincia a coltivare ambizioni da leader, ma il ruolo è saldamente coperto dal Libanese.
Il Libanese, infine, è ormai preda di paranoie e di un'acuta megalomania.
Una notte, dopo una partita a poker persa, si rifiuta di pagare ed umilia pubblicamente Maurizio Gemito (l'ex-sicario del Terribile, da lui stesso in precedenza tradito e "venduto" alla Banda), convinto che uno come lui, il Re di Roma, sia ormai un intoccabile.
Quella notte stessa, il Libanese viene ucciso a colpi di pistola sotto l'abitazione della madre.
Si dice che quando un Re cade, la terra trema. (Bella frase vero? L'ho fregata alla tagline di Sky)
Quella sera, intorno al corpo del Libanese, circondato da poliziotti ed agenti della Scientifica, la banda si riunisce. Vedere il corpo esanime del loro amico, del loro capo, fa desistere il Freddo dai propositi di andar via, distoglie il Dandi dai suoi pensieri di mettersi in autonomia, riavvicina più parti che si andavano, lentamente ma inesorabilmente, allontanando.
La Banda è di nuovo unita ed ha un nuovo scopo. La vendetta.
P.S.
OK, non è stato esattamente un "Tutto LOST in 8 minuti e 15 secondi", ma un incipit che descrivesse quanto successo nella prima stagione, prima di cominciare con le recensioni degli episodi della seconda serie, mi sembrava doveroso!
Stay tuned!
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